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Re-Open-EU, un approccio europeo per ricominciare a viaggiare in sicurezza. (di Ilaria Lezzi)

19/2/2021

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A partire dalla dichiarazione dell’OMS con cui, il 30 gennaio 2020, si definiva l’epidemia da COVID-19 “un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale a carattere pandemico”, la libera circolazione dei lavoratori – principio fondamentale dell’UE, sancito dall’art.45 del TFUE -  è stata fortemente compromessa a causa dell’introduzione di controlli alle frontiere o di restrizioni di viaggio all’interno dell’UE. Cittadini, turisti, aziende e lavoratori sono stati letteralmente travolti da quello che l’analista Sara Mosqueda ha definito “Rugulatory Turbolence” (Dec,2020 Security Management). Una macchina di norme, regolamenti, leggi, decreti, protocolli caratterizzata per un alto grado di complessità, differenziazione e volatilità in grado di piegare interi settori economici e industriali, e di esporre viaggiatori e Datori di Lavoro a nuovi fattori di rischio.
Al fine di evitare la frammentazione e l'interruzione dei servizi e garantire la trasparenza e la prevedibilità per i cittadini e le imprese, l’Unione Europea sta lavorando da settembre 2020 ad un approccio graduale e coordinato sulle limitazioni dei viaggi e della libera circolazione. Già il 3 settembre la Commissione ha presentato una proposta di raccomandazione del Consiglio per fare in modo che tutte le misure adottate dagli Stati membri fossero coordinate e chiaramente comunicate a livello dell'UE.
Con questo obiettivo, nasce la piattaforma Re-Open-EU, uno strumento che fornisce una panoramica della situazione sanitaria nei paesi europei, sulla base dei dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC). Le informazioni sono aggiornate frequentemente e disponibili in 24 lingue. Re-Open consente di seguire l'evoluzione pandemia in Europa fornendo informazioni sulle varie restrizioni in vigore, tra cui i requisiti in materia di ingresso, quarantena e test per i viaggiatori e le applicazioni mobili di tracciamento dei contatti.
Il 13 ottobre 2020 gli Stati membri dell'UE si sono impegnati a garantire un maggiore coordinamento e una migliore condivisione delle informazioni adottando la raccomandazione del Consiglio. La raccomandazione, che stabiliva criteri comuni e un quadro comune per le misure concernenti i viaggi in risposta alla pandemia di COVID-19, è stata aggiornata il 1° febbraio 2021 per far fronte all'aumento del numero di infezioni generato dalle nuove varianti del virus, garantendo, allo stesso tempo, la massima tutela per cittadini e imprese. Il Consiglio ritiene infatti che “le misure unilaterali in questo settore potrebbero causare gravi perturbazioni in quanto le imprese e i cittadini si trovano ad affrontare un'ampia gamma di misure divergenti e in rapida evoluzione. Ciò è particolarmente dannoso in una situazione in cui l'economia europea è già stata colpita duramente dal virus”. 
In quest’ottica di cooperazione i paesi dell'UE hanno concordato quattro categorie di zone di rischio (verde, arancione, rosso, rosso scuro) ed un quadro comune per le possibili misure che includono, tra le altre cose, la limitazione dei viaggi non essenziali verso zone a rischio, ed un regime di restrizioni più fluido per i lavoratori di “settori considerati essenziali” che preveda, al posto della quarantena, un sistema di monitoraggio della salute tramite un doppio test, prima e dopo la partenza. 
I lavoratori attualmente inclusi in questa categoria appartengono tuttavia ad una rosa piuttosto ristretta, ponendo non poche difficoltà a tutti i settori produttivi strategici dei Paesi Membri che, esclusi da tale definizione, si trovano a dover fronteggiare questo caos normativo con costi e impatti tutt’altro che irrisori.  A questo si aggiunge un’implementazione non sempre conforme delle misure raccomandate, essendo queste - nell’ordinamento europeo - fonti del diritto prive di efficacia diretta vincolante per gli Stati membri. 
In questo complesso scenario si intravede però una luce infondo al tunnel. Numerose infatti sono le aziende che si sono dette pronte ad implementare protocolli ad-hoc per la ripartenza dei viaggi lavoro, in attesa che i piani vaccinali aprano la strada dell’immunizzazione permettendo maggiore mobilità. Anche in questo senso, sia a livello nazionale che europeo, sta crescendo la mobilitazione affinché sia concessa alle aziende impegnate in settori strategici la possibilità di potersi dotare di un piano di vaccinazione anti-covid19 per garantire una ripresa rapida, efficace e sicura. 

Ilaria Lezzi
​International Security Analyst
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    Presidente ASIS Italy:
    Samuele Caruso

    Young Professional Liasion, Capo Redattore: Nicola Bressan

    Referente Women in Security: Anna Villani
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    Vice Capo Redattore: Andrea Zanchini


    In Redazione: Gabriela Montero; Luca Dal Boni; Ilaria Lezzi; Maria Benvenuto; Francesco Staro; Domenico Intagliata.

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